Dormano sonni tranquilli i compagni rivoluzionari del
Partito Democratico dell’era de “El Bomba”: alla fine il prode Giachetti vincerà e capitanerà una
giunta-armata Brancaleone che con perizia e professionalità finirà di spartirsi
gli ultimi bocconi di carne, i più succulenti.
Giachetti, a ben pensare, mi sembra anche una brava persona,
una persona onesta, ma come tutti i radicali ha un peccato originale: vogliono
fare gli anti-sistema godendosi tutti i privilegi del sistema.
L’antropologia
di questi soggetti si riassume nei Rutelli,
il sindaco in motorino che finì in affari con i Caltagirone, nelle Bonino
sempre indignate col nasino all’insù che fanno la rivoluzione da vicepresidente
del Senato, da Ministro o da Commissario Europeo ai Flussi Migratori. Ma non
scordiamoci i Capezzone (soldato di
ventura passato a guidare le truppe di Silvio, ahimè senza grandi trionfi,
eppure era tanto bellino), ai Taradash
(solo quattro legislature alla Camera ed una all’europarlamento) ormai al soldo
di Alfano e Matteoli (i Che Guevara & Castro de noantri).
Ma Giachetti è un uomo perbene. E’ Renzi che non lo è, questo
è il problema.
Vincerai Giachetti, alla fine vincerai perché l’italiano
medio (e più medio del romano medio non ce n’è) è scontento ma, nel fondo, un
po’ fifone. Si tiene la monnezza e
aspetta, paziente, l’autobus sotto il sole impietoso.
"Nun ce stanno i sordi, signò" (cit. da sportello dell'ATAC). Certo: sono finiti a finanziare Buzzi
e Carminati, le prodezze di Panzironi e Mancini, l’acquario con i pesci virtuali di
alemanniana memoria nel laghetto ormai semi- prosciugato dell’EUR, le fuksassiana
nuvole tanto effimere quanto incomprensibili.
Dai Giaché, facci sognare: uno stadio nuovo per la Riomma e
qualche altra alzata di ingegno suggerita dall’esercito sempre affamato degli
amici costruttori, sotto la sapiente regia dell’ineffabile Maria Elena Boschi e lo strategic
advisoring di Davide Serra.
E
non scordare di intitolare una strada, fosse pure un vicolo cieco ad Almirante. Perché in fondo, come diceva
Clint Eastwood, “siamo morti un po’ tutti in questa guerra”.
A riveder le stelle.
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