ENZO PIETROPAOLI QUARTET
Enzo Pietropaoli, contrabbasso
Fulvio Sigurtà, tromba e flicorno
Julian Oliver Mazzariello, pianoforte
Alessandro Paternesi, batteria
lunedì 30 luglio ore 21
Casa del Jazz
E’ sempre un piacere doversi ricredere in positivo. E cioè,
per meglio dire, mi aspettavo una serata ‘pesante’ ed invece mi sono trovato ad
ascoltare un’ora e mezza di musica molto ben suonata e molto ben proposta ad un
pubblico che ha risposto, numeroso, all’entusiasmo di Sigurtà, Mazzariello e
Paternesi bilanciati dall’esperienza di Pietropaoli.
Mi fa piacere osservare un’inversione di tendenza nel jazz
italiano (e qui tre dei quattro componenti della band sono giovani davvero).
Essere capaci di porgere materiali, spunti, idee, virtuosismi senza perdere il
contatto con la realtà. Praticare l’umiltà di partire da frammenti anche
semplici e poi, via via, lasciare che crescano.
Ogni brano, stasera, soprattutto nella prima parte del
concerto, è stato infatti caratterizzato da una crescita graduale ed
incessante. “Yatra” (come leggo dalle note di copertina dell’ultimo CD di
Pietropaoli) significa, in indiano, viaggio. Ecco: ogni brano è un piccolo
viaggio.
Spunti diversi ed eterogenei, mente aperta, polmoni pieni di
aria fresca e salutare. Entusiasmo, dicevamo, freschezza. Da “Onda minore” (cinque quarti, sequenze di tre battute su nove accordi minori) a “Il
mare di fronte” a spunti etnici che non snaturano la sostanza jazz della
serata. Anzi, la arricchiscono.
E, di nuovo, si sente l’idea di un progetto, di un disegno.
Così lontana, questa musica, da quei gruppi degli anni passati che non
provavano in sala (e se ne vantavano, maledetti), basandosi su un istintivo carisma. E ci propinavano standard
su standard, sfogliando pagine dal “Real Book”.
No, stasera è un’altra storia. Stasera c’è un grande lavoro
di squadra che consente finezze e soluzioni che nessun solista, per quanto bravo,
potrebbe produrre. Ecco allora che
ciascuno si ricava il suo spazio, ma tutto gira in bell’armonia.
Mazzariello ha
un bel tocco, sa accompagnare bene e cita Mays, Evans ma si cerca anche strade
personali e molto originali. Sigurtà si prende i suoi tempi ma sa governare con sapienza la dinamica del solo, spingendolo sempre in avanti. Paternesi non ha paura di muoversi anche da groove molto semplici,
arricchendoli battuta dopo battuta così che anche i tempi più sofisticati risultano
fluidi e godibilissimi. Pietropaoli, infine: eleganza, carisma, esperienza.
Un’ora e mezza di musica che scivola via con piacere,
lasciandoci la voglia di tornare ad ascoltare questo gruppo. E di augurargli di
proseguire su questa strada. Il viaggio continua. Va bene così.
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