2008/11/17

Milton Nascimento e Jobim Trio


Milton Nascimento, voce e chitarra

Daniel Jobim chitarra

Paulo Jobim piano

Paulo Braga batteria


Sala Santa Cecilia
Auditorium Parco della Musica
12 novembre 2008


E' un incontro un po' strano, quello di stasera. Da una parte la 'bossa nova' dei tempi gloriosi di Tom Jobim (1927-1994) e di Vinìcius De Moraes (1913-1980), con successi che hanno girato il mondo: "La Garota de Ipanema", "Eu Sei Que Vou Te Amar", "Samba de uma nota so". La bossa, cioè eleganza, composta sensualità, ritmo sofisticato e delicato.

Dall'altra parte c'è Milton: passione, voce profonda, tropicale, nera, che fa vibrare le nostre anime, un falsetto che sfugge spesso alle regole della musica (ammesso che la musica possa avere mai delle regole definitive) inerpicandosi su sentieri improbabili e bellissimi.

E, a tratti, questo strano incontro funziona, anche se il carisma di Milton, pur intaccato dagli anni che passano (è nato nel 1942) e dalla salute incerta, prende quasi sempre il sopravvento. E' proprio nei suoi brani originali ("Maria Maria") che ritroviamo il grandissimo interprete, con tutta la sua classe, la sua energia, il suo (quasi intatto) vigore.

Intendiamoci: anche i brani 'classici' della bossa nova ("Chega de Saudade" fra tutti) eseguiti da questa band e da questa voce, sono veramente resi al meglio. Ma Milton che canta Milton è proprio un'altra cosa.

C'è del misterioso in questa vocalità che riesce ad esprimere, allo stesso tempo, la passione per la vita e la rappresentazione della morte, la spiritualità e la carne, la malinconica tristezza e la spensierata allegria.

Ed è evidente che pur se impeccabili, i componenti del Trio Jobim, non sono forse il background ottimale per permettere a Nascimento di rendere al meglio.

Ma forse è anche chi vi scrive che non può far a meno di pensare a quando, qualche lustro fa, la prima volta che lo ascoltò, fu quasi travolto dall'esuberanza di questo grandissimo artista allora nel pieno dell'energia vitale e creativa.

Il Nascimento delle collaborazioni con Pat Metheny, con Wayne Shorter, con Paul Simon. Quello che più ha esportato, al di fuori del suo paese, quel calore umano di una terra che ha visto genti incontrarsi e mescolarsi, in cui convivono Europa ed Africa, una sintesi -antropologica prima che musicale- di un pianeta globalizzato e pieno di chiaroscuri e di contraddizioni.

Ma non vorrei neppure darvi l'impressione che la 'bossa' non mi piaccia. Tutt'altro. Come il 'bolero' essa è sintesi di ritmo tropicale e cadenze jazz, un messaggio raffinato che, purtroppo, è finito troppo spesso nel ruolo di 'musica di sottofondo', perdendo anche quel messaggio di profonda malinconia (si pensi anche a certi brani di Chico Buarque come 'La Banda'...).

Ma non voglio andare oltre. Fermiamoci qui, con le note di Maria Maria che ci lasciano, in bocca, un sapore dolceamaro di caffè... do Brazil, naturalmente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

prenderò una delle sue canzoni per realizzare un mio mash up!