2008/09/04

Si, cambiare...


Sto diventando un professionista degli sguardi all'indietro, rivolti verso il passato.

Ma, intendiamoci, non vengo certo mosso dalla nostalgia. Niente roba del tipo "oh, come erano belli i tempi della mia giovinezza". Assolutamente.

No, ultimamente quando mi guardo indietro lo faccio alla ricerca di cambiamenti. Questo mi definirei oggi: un cacciatore di me stesso. E la scia di cambiamenti (che non è che un altro modo di definire la vita) è la serie di indizi che possono aiutarmi a trovarmi.

Vi pare poco, sciocchini?

Quello che un tempo fa mi sembrava indispensabile ora mi appare inutile, perfino un fardello del quale mi sbarazzerei volentieri.

Un tempo avrei voluto una casa stracolma di libri. Ora no. I libri più belli li porto con me. Li conosco a memoria e ne ripeto i passi come i lettori di "Fahrenheit 451".

Avrei voluto molti vestiti. Confesso, senza darmi del damerino, che mi piaceva scegliere, al mattino, tra un abito grigio ed uno marrone, tra uno stile più serio ed uno più relaxed.

Oggi giro con paio di jeans comprato al reparto 'vestiti' del supermercato Emmepiù. Essendo, tra l'altro, un fisico standard, un uomo del tutto ordinario, mi infilo comodamente nelle taglie preconfezionate senza bisogno di orli o rifiniture.

E' un cambiamento, no? E la 'lettura' di questo cambiamento mi racconta molto di me più di tanti test psicologici offerti in omaggio sull'ultimo numero de "L'Espresso".

L'analisi del reale, del vissuto, i cambiamenti di rotta, i ripensamenti, le illusioni perdute e quelle riconquistate, le donne amate e poi odiate, le donne che ci lasciano ormai del tutto indifferenti (e l'indifferenza E' la vera morte dell'amore), le ideologie che ci hanno traditi e quelle che abbiamo tradito noi, le inutili scalate su montagne di piccole bugie che, detrito dopo detrito, hanno finito per rendere le nostre anime, invece di fiumi sereni, delle paludi vagamente ripugnanti.

Che vi piaccia o no, amici belli, l'ultimo cambiamento è la morte.

Dunque farei attenzione ad osservare questi piccoli, progressivi slittamenti: del piacere, del dolore, delle frustrazioni, dei desideri. Tutte cose che ci raccontano chi siamo. E forse, a guardare bene muniti di una grossa lente ed anche, perchè no, di un bisturi affilato, anche un po' di chi saremo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

very nice! hahahahaha