2009/07/28

Life is a videogame


Mi riesce sempre più facile capire come per molte persone la vita sia ormai la partecipazione, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ad un immenso, globale, straripante reality/videogame.

E questo ci spiega, in buona parte, l'enorme massa di gente che ormai 'va al massimo'. Nel videogame, infatti, nessuno si fa mai male: puoi perdere il denaro che hai accumulato, le auto che hai rubato, i territori che hai conquistato a raffiche di Uzi. Le ferite virtuali, la morte virtuale non fanno mai paura. Basta premere 'reload game' e tutto riparte d'incanto, con nuove, eccitanti avventure, inseguimenti spericolati, fughe su tetti di palazzi...

Per molti ragazzi (sono ragazzi ormai anche i quarantenni, soprattutto quelli che ancora vivono con le loro mamme italiane) l'esistenza è dunque vivere in questo immenso spazio pubblicitario. Senza dolore, senza frustrazioni, senza sudore, senza malattie, senza ferite, senza febbre né mali incurabili.

Il mondo è, dunque, l'immenso palcoscenico dove ti si consente di essere sempre al centro della scena, alla luce delle 'spotlight' che ti inseguono, avide di te. Tu, al centro del mondo, altro che quei due vecchi rincoglioniti (Galileo & Tolomeo) e i loro duelli in punta di fioretto su chi girasse intorno a chi.

Da qui in poi il 'salto di qualità' è, oltre che facile, perfino inevitabile. Allora i nostri eroi e le nostre eroine di dedicano alle corse in macchina. Tanto nessuno si fa mai male. E se poi un vecchio che attraversa troppo lento la loro strada/pista, oppure una mamma con la carrozzina che non è abbastanza agile da schizzar via (come invece succede nei videogames) beh, allora... peggio per loro, no? Non è così che funziona?

1 commento:

Anonimo ha detto...

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