2009/05/08

Terra di nessuno


Ecco, era così tra noi due. Un largo tratto di 'terra di nessuno' che ogni volta mi toccava attraversare senza sapere come sarebbe andata a finire.
In un caso si trattava soltanto di schivare mucchi di calcinacci, lattine arrugginite, rotoli di filo spinato, cocci di bottiglia lucenti sotto un sole minaccioso.
Nell'altro c'era il pericolo dei cecchini, delle mine che tu disseminavi quando era non tu ma 'l'altra'.
Allora quella fascia di terra era un confine pericolosissimo da varcare e dove, se non cedevo al disamore, al'infelicità senza desideri, alla stanchezza di cercarti tra le rovine di quella guerra, se ardivo all'impresa allora davvero la rischiavo grossa.
Era una sorta di gioco il cui premio era, se sfuggivo a te, guadagnare te.
Se mi salvavo dai tuoi denti aguzzi, dalle tue unghie affilate, dai tuoi tacchi appuntiti allora riuscivo a scivolare nella tua alcova, approfittare dell'istante breve e bellissimo nel quale vedevo, forse per l'ultima volta, il tuo sguardo di animale braccato.
Allora tu, per un momento senza difese, senza corazze, senza muraglie, eri la donna dei miei sogni e scivolavo in te, ti coprivo e ti proteggevo e sentivo che tu, superata quella diffidenza atavica, ancestrale, ti distendevi poco a poco ed il tuo cuore si calmava sotto le mie carezze.
Allora ti vedevo passare dalle ingiurie, dagli ordini imperiosi alla tua muta obbediente-fino-alla-morte di cani pastore, ad un silenzio sconcertato ed infine a un gemito sommesso che tentavi, fino all'ultimo, di occultare.
A quel punto eri dolcissima, le tue mani distese, i tuoi piccoli seni si lasciavano accarezzare, ti dischiudevi a me come un fiore che beve avidamente la rugiada del mattino.
Allora godevo di te, dei tuoi capelli, delle tue labbra, del sapore salino della tua cosa.
Allora potevo anche dominarti ed umiliarti ma non lo facevo mai.
Rotolavamo in quel vortice di sospirato piacere afferrandoci a quegli istanti preziosi.
E presto tutto era finito e ci lasciavamo senza una parola, senza un grido, senza un accenno di saluto, tutti e due graffiati e stanchi, ciascuno leccando le proprie ferite, ciascuno di nuovo per fatti miei, per fatti tuoi.
Allora di nuovo si formava quella striscia di terra desolata. Allora ti vedevo allontanare come un'isola trascinata via dalla corrente. E ti mandavo un bacio che luccicava, per un istante, prima di perdersi in quella luce abbagliante e senza scampo.
Lawrence Dremel
"No Man's Land"
2002

1 commento:

Anonimo ha detto...

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