Mi sono alzato presto dato che volevo entrare in acqua al massimo alle otto.
La mia canoa solca le piccolissime onde del lago quasi in assoluto silenzio.
Solo si sentono le pagaie che penetrano, ritmicamente, la superficie quasi intatta. Più che un lago Bracciano sembra, oggi, un grosso stagno.
Interrompo un corteo di anatre mentre mi dirigo, con molta calma, verso una Trevignano quasi nascosta da un'afa lattiginosa. E' presto ma fa già caldo.
Sarà, anche oggi, una giornata torrida.
Due cigni mi nuotano vicino ma poi, ad un tratto, si allontanano da me con una leggera punta di disprezzo.
Mi immergo lentamente per non rovesciare la canoa. L'acqua mi rinfresca, ma so che è solo l'illusione di un momento. Il sole continua a salire, implacabile.
Prendo la via del ritorno quasi con mestizia. A me questo caldo umido genera una forma di depressione che spero si concluda con le prime pioggie.
Alle nove e trenta sono di nuovo alla macchina. Ripongo i remi. Ordino le cose. Compro un giornale.
Già cominciano ad arrivare, li vedo in distanza: la coda di romani e di rumeni, di polacchi e di peruviani. Fra poco questa spiaggetta sarà affollata di carne e di bottiglie di birra gettate alla rinfusa. Arrostiranno spiedini. Rutteranno. Giocheranno a carte. Bambini piangeranno e loro li schiaffeggeranno e dunque i bambini piangeranno ancora.
Scappo via prima del delirio.
Peccato per i cigni. Loro debbono restare. Bene o male oggi loro sono di turno qui.
1 commento:
sicuro che i cigni non erano rumeni?
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