Erykah Badu in concerto
Cavea dell'Auditorium Parco della Musica
Roma, 6 luglio 2008
La domanda che vi propongo è la seguente: quanto siete disposti a perdonare? Lo chiedo perché il concerto è previsto per le 21:00 ma, dato che siamo a Roma, dove notoriamente nessuno ha mai niente da fare, scivoliamo dolcemente verso le 21:30. Poi, alla spicciolata, arrivano i musicisti, ben sette: batteria, basso, chitarra, percussioni, DJ, flauto, tastiere. Meno male, direte voi, si comincia. In effetti quei bravi ragazzi attaccano una sorta di "Giro di Sol" appena un po' più sofisticato. Evvai. E invece no. Il "Giro di Sol" continua a ruotare su sé stesso per 20'. Poi salgono sul palco le tre coriste. Evvai, direte voi. La Cavea dell'Auditorium si scalda. Invece no, altri 20' di mossette, di accenni, di false partenze. E poi finalmente arriva la Diva.
Giudicate voi: un cappello grigio con tanto di pon-pon in testa, un vestito rosso che sembra una di quelle saune dimagranti portatili che vendevano sull'ultima pagina de "L'intrepido", occhiali neri dalla montatura pesante, tacchi alti, neri e vertiginosi. Scioccante, e non in senso buono.
Certo la voce è notevole, poliedrica, calda, perfettamente controllata, e porta con sé un sapore accattivante di hip-hop, soul, tribe, R&B. Tutto molto Erykah.
Se sei disposto a perdonare questa sorta di culto della personalità, un'artista che descrive il suo mondo, un mondo che gira intorno a lei, che inizia e finisce attorno ad E.B., allora stasera sei nel posto giusto. Allora apprezzerai i continui sconfinamenti, le autoreferenzialità. E' brava Erykah, indubbiamente. Personalità da vendere, è il frutto maturo di una cultura urbana in cerca di radici che fonda e rifonda sé stessa, che è pianeta e satellite, un sistema copernicano con, al centro, indovinate un po'? Erykah.
Tutto il resto è come fondale, scenografia: i musicisti, le coriste. E ' tutto nella sua testa, questo spettacolo, è lei che lancia i campionamenti dal suo computer sul palco, e lo fa come sfogliasse un album di vecchie foto. Sceglie il brano che le piace e lo fa partire a mo' di introduzione, lascia che risuoni un po' nell'aria, e poi inizia il brano vero, suonato e cantato 'live' (e meno male!).
Sproloquia un po': il cosmo, l'universo, le donne, il corpo, scusate il ritardo, Rome is wonderful, can I call you "Rome"? bla bla bla...
Ma forse una delle chiavi del successo di un'artista del genere sta, oltre che nella propria musica, proprio nell'affermazione estrema di sé stessa, della propria personalità. Ecco perché questa folla anonima di quest'anonima periferia che è il mondo in qualche modo le perdona tutto, la ammira, la adora.
Cosa volete che vi dica? Personalmente mi piacevano più le radici solidamente "bass & drums" dei suoi primi lavori. Ma forse Erykah si è stancata di una formula di successo e tenta strade nuove. In questo senso lo sforzo è davvero encomiabile. Io però sfronderei un po' il tutto e tutta 'sta benedetta personalità carismatica la concentrerei nello sforzo di fare musica. Tutto il resto, per me, è solo un danno collaterale e forse non vale neanche la pena di parlarne.
Roma, 6 luglio 2008
La domanda che vi propongo è la seguente: quanto siete disposti a perdonare? Lo chiedo perché il concerto è previsto per le 21:00 ma, dato che siamo a Roma, dove notoriamente nessuno ha mai niente da fare, scivoliamo dolcemente verso le 21:30. Poi, alla spicciolata, arrivano i musicisti, ben sette: batteria, basso, chitarra, percussioni, DJ, flauto, tastiere. Meno male, direte voi, si comincia. In effetti quei bravi ragazzi attaccano una sorta di "Giro di Sol" appena un po' più sofisticato. Evvai. E invece no. Il "Giro di Sol" continua a ruotare su sé stesso per 20'. Poi salgono sul palco le tre coriste. Evvai, direte voi. La Cavea dell'Auditorium si scalda. Invece no, altri 20' di mossette, di accenni, di false partenze. E poi finalmente arriva la Diva.
Giudicate voi: un cappello grigio con tanto di pon-pon in testa, un vestito rosso che sembra una di quelle saune dimagranti portatili che vendevano sull'ultima pagina de "L'intrepido", occhiali neri dalla montatura pesante, tacchi alti, neri e vertiginosi. Scioccante, e non in senso buono.
Certo la voce è notevole, poliedrica, calda, perfettamente controllata, e porta con sé un sapore accattivante di hip-hop, soul, tribe, R&B. Tutto molto Erykah.
Se sei disposto a perdonare questa sorta di culto della personalità, un'artista che descrive il suo mondo, un mondo che gira intorno a lei, che inizia e finisce attorno ad E.B., allora stasera sei nel posto giusto. Allora apprezzerai i continui sconfinamenti, le autoreferenzialità. E' brava Erykah, indubbiamente. Personalità da vendere, è il frutto maturo di una cultura urbana in cerca di radici che fonda e rifonda sé stessa, che è pianeta e satellite, un sistema copernicano con, al centro, indovinate un po'? Erykah.
Tutto il resto è come fondale, scenografia: i musicisti, le coriste. E ' tutto nella sua testa, questo spettacolo, è lei che lancia i campionamenti dal suo computer sul palco, e lo fa come sfogliasse un album di vecchie foto. Sceglie il brano che le piace e lo fa partire a mo' di introduzione, lascia che risuoni un po' nell'aria, e poi inizia il brano vero, suonato e cantato 'live' (e meno male!).
Sproloquia un po': il cosmo, l'universo, le donne, il corpo, scusate il ritardo, Rome is wonderful, can I call you "Rome"? bla bla bla...
Ma forse una delle chiavi del successo di un'artista del genere sta, oltre che nella propria musica, proprio nell'affermazione estrema di sé stessa, della propria personalità. Ecco perché questa folla anonima di quest'anonima periferia che è il mondo in qualche modo le perdona tutto, la ammira, la adora.
Cosa volete che vi dica? Personalmente mi piacevano più le radici solidamente "bass & drums" dei suoi primi lavori. Ma forse Erykah si è stancata di una formula di successo e tenta strade nuove. In questo senso lo sforzo è davvero encomiabile. Io però sfronderei un po' il tutto e tutta 'sta benedetta personalità carismatica la concentrerei nello sforzo di fare musica. Tutto il resto, per me, è solo un danno collaterale e forse non vale neanche la pena di parlarne.
2 commenti:
si avverte nelle tue parole uno scarso "amore" per tutto ciò che accompagna un concerto...ancor di più se si tratta di una prima donna.
Credo che per godere della musica e della calda voce di Erykha Badu si debba essere disposti anche ad accettare le sue stravaganze...
Non dimentichiamoci che in giro c'è tanto di peggio...chi come Keith Jarret interrompe un concerto solo per un fruscio e non suona più...questo si che è troppo!!!
caro Antonio: Jarrett (con due "t") è certamente sopravvalutato (tralaltro si è autoproclamato "Genio" e questo proprio non mi va bene).
E' che a me interessa solo e sempre di più solo la musica, è vero.
Considerala una mia carenza oppure, se vuoi, una virtù, decidi tu.
Grazie comunque, del tuo contributo.
m.
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