2008/03/27

Miserie e splendori della profezia


Attenti alla differenze: l' indovino non è il profeta.
L'indovino piazza il suo banchetto ed attende, con la pazienza del ragno, che il volgo gli si faccia d'appresso a chiedere: che sarà della mia sorte, che sarà del mio futuro? L'uomo che amo mi ricambierà? I campi che ho acquistato daranno i frutti sperati, la prossima stagione?
L'indovino ti legge la mano, ti legge le carte, ti parla del domani, del mese prossimo, dell'anno prossimo. Ma vuole moneta sonante, ora e subito.
Il profeta è un dannato dalla sorte. La sua sensibilità gli dà una visione delle cose, del presente, così profonda ed analitica che lo ferisce, lo acceca, lo obbliga a gridare: "attenti, fratelli, la fine è vicina".

Il profeta non attende, è lui stesso che corre incontro al popolo. Il profeta non chiede danaro. Chiede solo di essere ascoltato, di essere creduto.
Ma nessuno è profeta in patria. Ciò vale per Giovanni il Battezzatore come per Cassandra, per l'operaio che ha sentito strani scricchiolii nella diga appena inaugurata o per monsignor Oscar Romero che si accorge che il suo Paese è sull'orlo dell'abisso.
Brutto mestiere. Leggere così bene i segni del tempo e nessuno a darti retta. E dunque la Storia degli uomini è anche la Storia di profeti disattesi, di persone che avevano ragione ma, per pigrizia, per codardia, per avarizia o invidia non sono state mai comprese.

Forse i profeti di oggi dovrebbero studiare un po' di marketing. Il Male utilizza tutti i trucchi possibili per insinuarsi nel cuore degli Uomini. Non è giunto il tempo che anche i Giusti imparino ad agire con un po' più di scaltrezza, di strategia? E se ingaggiassimo Kasparov come consulente? Altre proposte?

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