2008/01/22

Curve (piatte) di apprendimento


Una delle grandi illusioni della civiltà occidentali è l'idea che si possa imparare qualcosa. Sanissima, per carità, auspicabilissima illusione, ma pur sempre illusione.

L'unica cosa che dovremmo studiare per benino, a menadito, a memoria -un po' come si fa con le tabelline- è la legione infinita dei nostri limiti. Se questi ci fossero ben chiari quanta infelicità, quante inutili frustrazioni ci risparmieremmo!

Esempio: ho un'amica che continua ad innamorarsi degli uomini sbagliati e non impara.
Ho un amico che non riesce a far quadrare i conti, sia che guadagni poco (e fin qui ci potremmo anche stare) sia che guadagni bene. Non c'è verso: è sempre in bolletta.
Altro amico: questo continua ad acquistare apparati tecnologici pur essendo del tutto incapace di utilizzarli. Ha una casa circondata di apparecchi impolverati e senza vita.

La curva di apprendimento non è affatto curva bensì un encefalogramma piatto. Passano i mesi e gli anni ma il risultato è sempre lo stesso.
In verità ruotiamo, come il pianeta Terra, intorno all'asse degli errori perchè capire dove sbagliamo significherebbe capire chi siamo. E questo è difficile, perbaccolina, molto più che scalare una montagna. Metaforica montagna impervia, perchè è dentro di noi.

Solo il saggio non si lascia cogliere mai impreparato, perchè una cosa sa: di essere per definizione impreparato, perchè sa che ci sono più cose al mondo che in tutta la sua filosofia.

Impreparati di fronte al tempo che passa (uno dei misteri della vita) e dunque di fronte al crescere, al maturare, al declinare, al morire.
Impreparati di fronte al fiume che scorre e che non è mai, dunque, lo stesso.

Questo sa il sapiente. Che passeremo via. E l'illusione della nostra 'imperitura memoria' si scioglierà come le neve di primavera.

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