Iniziamo con una frase di Goethe che probabilmente ho già citato (ma vale il principio che "repetita iuvant" ossia "ripetere giova"): "non c'è regola dell'educazione, pur banale che sia, che non sottintenda un profondo principio morale".
Quando Giovanni della Casa compose il "Galateo" (1558) non intendeva solo spiegarci come stare a tavola o darci consigli su come tenere una conversazione decorosa. Stava, in verità, tracciando l'ideale di uomo di corte, elegante nei modi e nobile nell'animo.
Allo stesso modo quando cediamo il passo a una signora oppure lasciamo il posto a sedere ad un anziano sull'autobus stiamo compiendo molto più che un bel gesto. Stiamo dimostrando, alla signora e all'anziano, una forma di rispetto.
E questo sto vedendo: la lenta deriva del rispetto, dei rapporti tra le persone. Stiamo perdendo molto più che galanterie e gesti da damerino. Arriviamo tardi agli appuntamenti, non manteniamo gli impegni presi. Lasciamo la nostra auto in doppia fila e peggio per voi. Siamo ogni giorno più gretti e non ce ne preoccupiamo nemmeno anzi, al contrario, ne siamo anche un po' fieri.
E' come se stesse prevalendo, giorno dopo giorno, un qualunquistico sentimento di omologazione, di menefreghismo a basso costo dove ciascuno è felicemente rude ed ignorante, nei modi di fare e nei modi di essere.
E poi ci lamentiamo che i giovani si prendono a sassate per una partita di calcio, o qualche bontempone si diverte a bruciare motorini tanto per passare il tempo.
Anche un cieco vedrebbe una relazione causa-effetto.
E non venite a parlarmi di disagio giovanile, quando qui i primi disagiati siamo proprio noi che giovani non siamo più.
Magari se ripartissimo dalle regole di base? Dall' 'ABC' delle piccole cose? Dai princìpi fondamentali? Sbaglio?
Quando Giovanni della Casa compose il "Galateo" (1558) non intendeva solo spiegarci come stare a tavola o darci consigli su come tenere una conversazione decorosa. Stava, in verità, tracciando l'ideale di uomo di corte, elegante nei modi e nobile nell'animo.
Allo stesso modo quando cediamo il passo a una signora oppure lasciamo il posto a sedere ad un anziano sull'autobus stiamo compiendo molto più che un bel gesto. Stiamo dimostrando, alla signora e all'anziano, una forma di rispetto.
E questo sto vedendo: la lenta deriva del rispetto, dei rapporti tra le persone. Stiamo perdendo molto più che galanterie e gesti da damerino. Arriviamo tardi agli appuntamenti, non manteniamo gli impegni presi. Lasciamo la nostra auto in doppia fila e peggio per voi. Siamo ogni giorno più gretti e non ce ne preoccupiamo nemmeno anzi, al contrario, ne siamo anche un po' fieri.
E' come se stesse prevalendo, giorno dopo giorno, un qualunquistico sentimento di omologazione, di menefreghismo a basso costo dove ciascuno è felicemente rude ed ignorante, nei modi di fare e nei modi di essere.
E poi ci lamentiamo che i giovani si prendono a sassate per una partita di calcio, o qualche bontempone si diverte a bruciare motorini tanto per passare il tempo.
Anche un cieco vedrebbe una relazione causa-effetto.
E non venite a parlarmi di disagio giovanile, quando qui i primi disagiati siamo proprio noi che giovani non siamo più.
Magari se ripartissimo dalle regole di base? Dall' 'ABC' delle piccole cose? Dai princìpi fondamentali? Sbaglio?
1 commento:
splendido, davvero.
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