2007/10/09

Il mago che è in me (prima parte)

Mi ha sempre affascinato la realtà ed anche i modelli che cercano di descriverla, le statistiche, i numeri. Eppure ci sono eventi reali che fatichi a comprendere. Oggi ve ne racconto uno. E vi prego: credetemi.

Luglio 1977, Vieste sul Gargano

Sono in vacanza con un caro amico, Gabo. Siamo in un campeggio e passiamo le giornate a parlare di politica, di ragazze, di progetti. Di tutto, insomma, con quella supponenza tipica dei diciassettenni.

Siccome odiamo entrambi la confusione quando ci viene voglia di fare un bagno ce ne andiamo via con maschera e pinne e, promontorio dopo promontorio, facciamo lunghe nuotate fino a raggiungere posti meno affollati.

Quel pomeriggio avevamo nuotato più del solito. La spiaggia dove eravamo arrivati, dopo una quarantina di minuti passati tra scogli e correnti, era bellissima, un paradiso.

Stiamo stesi nell'acqua bassa, tra pesci e conchiglie che ci fluttano vicino.

"Che paradiso" mi dice Gabo. "Solo che mi è venuta una sete boia" aggiunge.

Ha ragione. La nuotata ci ha stancato. Guardiamo alle nostre spalle, la costa è ripida, non c'è nulla, a parte gli ulivi abbarbicati sulla collina. Si sentono le cicale. E' tutto come mille anni fa, duemila.

"Ci vorrebbe un chiosco, una coca" gli dico.
"Sì e come la pagheresti?" mi fa lui.

Effettivamente siamo lì, maschera, pinne, costume. Nulla più.

Fa un po' troppo caldo e mi immergo di nuovo nell'acqua azzurra. Li vedo, come due occhi metallici che mi guardano dal fondo, luccicanti. Ma fa un po' paura stare lì da solo ma scendo, tre metri, quattro forse, per vedere cos'è.

Quando riemergo sono felice assolutamente felice.

I due occhi metallici erano due tappi di bottiglie conficcate nella sabbia. Una coca e una gassosa. Un po' incrostate dalla sabbia. Lì da chissà quanto tempo.

Gabo mi guarda e spalanca la bocca. "Non ci posso credere, dove minchia le hai trovate?".
Faccio il modesto. "Erano lì, erano lì per noi. Ma adesso come le apriamo?".
Gabo sorride e le infila, una dopo l'altra, tra i denti e le stappa.

Sono fresche le bibite, al punto giusto.

Il paradiso esiste. Da lassù qualcuno ci guarda.

1 commento:

Anonimo ha detto...

dopo aver svuotato le bottiglie, le avete anche ehm... come dire, utilizzate? :-)))