2007/04/23

Cattivissimo


Una volta si sarebbe detto: io non sono buono. Oggi si direbbe: io non sono 'politically correct'.
Sta di fatto che, col passare degli anni, aumenta in me il desiderio di dire pane al pane e vino al vino.

Mi dispiace per chi alle volte si offende: del resto se avessi deciso di accontentare tutti avrei fatto il sindacalista, il politico, uno di quei mestieri a Ph neutro, una pacca sulla spalla, una stretta di mano, sorrisi e baci a tutti. Invece mi definiscono un "Bastian contrario" e tanto peggio per me (e per voi).

Certo: non mi troverete ad agitare le bandierine dei vostri ridicoli partitini, ad accettare le vostre verità assolute che però cambiano come banderuole al vento. E' meglio dire quel che si pensa. Punto. E se non si pensa nulla: tacere.

Invece qui è tutto un fiorire di esperti che parlano di tutto e con cognizione di causa: soubrette che ci illustrano la politica economica, calciatori che dibattono sull'eutanasia, medici che si azzuffano sulla formazione della Nazionale di calcio.

Non sentite anche voi il bisogno di armarvi di cancellino e ripulire la lavagna? Spegnere il cicaleccio di radio e TV, le polemiche artificiose tra cazzoni attempati, battone che hanno dato l'assalto al pulpito del moralismo, critici d'arte dalla bestemmia facile?

Spegni, spegni tutto. Io mi allontano spesso e sempre più volentieri da questo mondo. Me ne vado in campagna, spacco la legna, falcio l'erba del mio giardino. Ebbene si, come diceva il vecchio parruccone di Voltaire: coltivo il mio orto, mangio il mio pane all'ombra del mio fico.
Sono abbastanza ricco per comprare un po' di spazio tra me e la folla di uomini e donne che valgono poco ma con un'immensa opinione di sè.

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