2007/02/10

Ich-Zeit


Termine tedesco per indicare il tempo interiore.

Il mio ultimamente va perdendo colpi, perlomeno rispetto al banale tempo standard della società in cui vivo.

Ad esempio io mi sto ancora rimettendo dalla colossale bevuta della notte del 31 dicembre 1999, quella del cambio di millennio, per intenderci.

La notte di cui si diceva che metà dei software avrebbero crashato clamorosamente precipitandoci in un medioevo di bollette impazzite e di semafori che segnavano verde tutti insieme.

Ecco, io sono più o meno attestato lì. Come un passeggiero di un battello che è caduto in acqua e lo vede allontanarsi con aggraziata solennità nella notte stellata.

Solo che il sottoscritto ha energie sufficienti per nuotare a lungo fino a un personale atollo dove (tanto è una metafora) potrebbe vivere di noci di cocco e di acque sorgive per almeno sei mesi.

Poi comincerebbero a mancarmi, che so: gli episodi di dottor House (sbagliato, nel 2000 la serie non era iniziata!); mio figlio Andres (sbagliato, nel 2000 non lo avevo ancora conosciuto!).

Ossia che quest'escursione nel mio Ich-Zeit, in qualche modo, deve per forza volgere al termine.

Adesso vado a fare la spesa. Perchà VOI chiudete alle otto della sera. Implacabilmente.

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