Flavio Boltro
Joyful
Bonsai Music, 2012
Cominciamo, come mi insegnava mia nonna, dal principio.
“Mister Italo” (spero non sia un omaggio a Montezemolo) è un
bel brano ritmico che riesce a farmi
muovere nonostante la calura di quest’insopportabile estate romana. Il tema ed
anche i soli sono un po’ accademici, ma questo detto, per una volta, in senso
positivo. Le pentatoniche ‘dentro’ e ‘fuori’ creano quell’aspettativa giusta
che, supportata da una ritmica sempre movimentata e stimolante, rendono il tutto
piacevole. Simpatica l’idea di alternare il piano elettrico , per
l’accompagnamento, a quello classico per il solo di Pietro Lussu. Bell’inizio.
“Black Jack” è un tema bello e difficile che Boltro e
Giuliani suonano all’unisono. Tanti cambi ritmici, tante svolte, sempre con il
drumming di Ceccarelli che riesce a coniugare alla velocità del metronomo altrettanti
spunti ritmici. Giuliani sceglie, per il solo, un approccio coltraniano. E come
criticarlo?
In “See you tomorrow” sentiamo, per la prima volta, la voce di Ligertwood. Un brano molto ritmico
che sarebbe piaciuto a Ray Charles.
In “Piccola Nina” ascoltiamo un Boltro più assorto e
malinconico, in un tema che poi prende una svolta methenynana, su un tempo di
6/8. Anche qui note che vengono servite con garbo. Tutto un po’ formale ma di
indubbio buon gusto. Un altro brano piacevole anche per chi vuole studiare come
realizzare la giusta proporzione tra parti scritte e parti improvvisate.
Finalmente uno “standard” dei nostri tempi: “Every breath
you take”. Il celebre brano di Sting
viene proposto con efficacia da un Ligertwood che ne dà una versione più soul.
E bravi di nuovo ad utilizzare un suono da Fender Rhodes che ci riporta alle
sonorità dei primi anni ’80. Per noi cinquantenni una boccata di nostalgica
serenità.
“Bora Bora”, altro brano dalla penna di Boltro ricorda un
po’ le atmosfere di Kenny Dorham… chissà perché i trombettisti tendono spesso a
suonare temi di altri trombettisti?!?
Belle frasi, un solo teso di Giuliani intervallato da un ‘bridge’ al
piano elettrico molto alla Corea (complice anche il suono ‘elastico’ del
contrabbasso di Darryl Hall).
“Over the rainbow” si apre con un’intro del contrabbasso e
poi inizia il tema, molto malinconico, suonato da un Boltro particolarmente
sobrio. Profondo.
“Sidewinder” del grande trombettista/compositore Lee Morgan
che aveva problemi con le donne e che finì ammazzato a pistolettate dalla sua
compagna. Ancora un approccio molto “soul jazz”, ritmico ed accattivante di un
brano che, quando uscì nel 1964, scalò le classifiche quasi fosse un brano pop.
“The Preacher” , grande successo di Horace Silver, ci
riporta ad un clima dove il rhythm-and-blues si mescola ad un’atmosfera gospel.
Un omaggio ad un grande inventore di musica (pagherei per sapere quando del
funky prodotto fino ad oggi NON sia stato influenzato da Silver).
E dunque, in conclusione? Un bel CD, buono davvero,
godibile, intelligente e un po’ furbastro. Si lascia ascoltare con piacere. E al
riascoltarlo ci si accorge di quante buone cose ci siano dentro.
Bene così, grazie a tutti.
Marco Lorenzo Faustini
Flavio Boltro: tromba
Rosario Giuliani: sassofono
Pietro Lussu: piano
Daryl Hall: contrabbasso
André Ceccarelli: batteria
Alex Ligertwood: voce
1 - Mister Italo
(Flavio Boltro)
2 - Black Jack (Flavio Boltro)
3 - See you tomorrow (Flavio Boltro)
4 - Piccola Nina (Flavio
Boltro)
5 - Every breath you take (Sting)
6 - Bora Bora (Flavio
Boltro)
7 - Over the rainbow
(Harold Arlen/ E.Y. Harburg)
8 – Sidewinder (Lee
Morgan)
9 - The Preacher
(Horace Silver)
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