Prima si dicono le bugie, se non basta si passa alle menzogne e, per ultimo, si va giù, e pesantemente, di statistiche.
Esempio: una certa sigla sindacale organizza una manifestazione, poniamo a Roma. Il Corteo parte da Piazza della Repubblica e poi si snoda attraverso l'usuale percorso: Stazione Termini, Via Cavour,Via dei Fori Imperiali e poi si conclude presso il Colosseo.
Alla fine la Questura comunica: si stima che alla manifestazione abbiano partecipato in 5.000 persone. La sigla sindacale proclama, invece, un'affluenza stimata in circa 100.000 unità. 5.000 contro 100.000: mica briciole.
Il problema è che viviamo in un mondo dove prevale sempre più un principio di indeterminatezza. Una sorta di teoria dei quanti applicata alla società.
Siamo qui, o forse lì, o giù di lì. Siamo 1000 o diecimila. Ci vediamo alle 8:00 ma forse intendiamo le 20:00 (col telefonino c'era poco campo e non ho capito bene).
Siamo ricchi, oppure in recessione, le borse sono in picchiata ma si stima che il peggio sia passato.
Tutto si può dire, o il contrario di tutto. Tutto è relativo.
Fra un poco saranno messe in discussione le regole dell'algebra. Qualcuno affermerà che la Terra è piatta oppure, al massimo, cubica (i creazionisti negano a gran voce che l'uomo sia disceso dalla Scimmia; per loro la donna è senz'altro una costola di Adamo, nessun dubbio).
Nella società globale anche i quattro punti cardinali potrebbero essere due, o tre, o cinque.
Poi ci stupiamo che i nostri figli sono un attimo disorientati. Strano, no? Chissà perché?
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