Tempo fa camminavo per Venezia con un amico che mi raccontava, sorridendo, dei "pensieri filosofici" e delle "grandi questioni" che animavano la sua ormai un po' distante giovinezza.
"Sai, Marco, un tempo mi ponevo le classiche domande tipo -chi sono, da dove vengo, dove sto andando?- mentre ora la domanda del giorno è -cosa mangerò stasera, dove dormirò stanotte?"
Caro amico mio, forse crescere, invecchiare è anche questo: passare da una grandezza potenziale, dal poter essere, da bambini, indifferentemente astronauti o pompieri, cantanti o scienziati al doverci rendere conto, giorno dopo giorno, dei nostri limiti.
E dunque è giusto che le grandi domande esistenziali giovanili debbano gradualmente lasciar posto a questioni più materiali, più pratiche, più terrene.
Da piccoli siamo dei semidei ed ogni cosa è, potenzialmente, alla nostra portata. Ma poi viene il tempo di diventare persone in carne ed ossa, scendere dall'Olimpo e compartire, con gli altri, le umane vicende.
Però è bello che sempre ci accompagni un po' dell'utopia giovanile, che la metamorfosi da Don Chisciotte a Sancio Panza resti sempre un po' incompleta.
Alle volte un mulino a vento non è sempre e solo, credetemi, semplicemente un mulino a vento.
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