2007/06/08

William Golding "Il Signore delle Mosche"


Qualche riflessione su un libro che periodicamente leggo e che non finisco mai di ammirare.

Il lato oscuro della "civiltà occidentale" si riaffaccia allorchè un incidente aereo lascia un gruppo di educati ragazzi inglesi, quasi tutti di classe medio-alta, in balìa di sé stessi, sperduti in un'isola dell'oceano...
Il gruppo, col passare dei giorni, si divide progressivamente, ma inesorabilmente, in due fazioni, che dapprima si ignorano e poi, infine, si osteggiano. Gli uni favorevoli a mantenere un minimo di regole, eredità della società civile ormai lontana e forse perduta per sempre. Gli altri che dichiarano decadute e "rimosse" le leggi minime e si abbandonano a una vita "guerriera", selvaggia, cannibale...
Il primo gruppo è "democratico", intrinsecamente fragile, ma garantisce la parola a tutti, anche ai più piccoli. Una grossa conchiglia bianca serve a chiamare l'assemblea e dà diritto, a chi la trattiene in mano, di esprimere le proprie opinioni.
I "guerrieri" scelgono, invece, un simbolo ben più inquietante, la testa del loro primo cinghiale abbattutto, affollata di mosche che ne divorano la carne...
Gli eventi si avvitano in una spirale sempre più stretta, che mette a nudo la difficoltà di trattenere anche solo il minimo di quell' educazione che tanto sembrava acquisita quando si era al sicuro delle "positive" e tranquillizzanti istituzioni.

William Golding "Lord of the Flies" (1954)

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