2007/03/14

Le cavallette...




Me lo ricordo come fosse ieri. Erano quei giorni prossimi al Natale e io lavoravo, al tempo, presso una grande azienda romana.

Il clima era quello rilassato delle feste imminenti. La data di chiusura invernale si avvicinava a grandi passi e eravamo lì tranquilli che scambiavamo, tra colleghi, quattro chiacchiere davanti al distributore automatico del caffè.
A un tratto sento un certo trambusto levarsi dalle parti della segreteria del Direttore.

Era arrivato uno scatolone che conteneva, come venni a sapere, delle agende. Agende dozzinali, di quelle che vendono a 1500 lire al supermercato e, già dai primi giorni dell'anno nuovo, ti tirano appresso per 500.

Beh, ne ho viste io di cose che voi uomini...

Considerando che c'era forse una ventina di agende-omaggio e gli impiegati "candidati" al cadeau aziendale erano una cinquantina ho assistito, da giovane senza esperienza qual'ero, a una sorta di assalto all'arma bianca.

Zitelle sovrappeso addosso a contabili striminziti, ragionieri inferociti contro ingegneri irosi, dattilografe contro telefoniste, autista contro portiere, tutti e tutte si assembravano attorno alla segretaria che cercava di mantenere il controllo della situazione.

Spinte, gomitate, imprecazioni mal soffocate. Il contendente cercava di afferrare la sua agenda cartonata con la voracità di un falco predatore, di un barracuda affamato, di un ghepardo costretto da giorni a una dieta forzata.

Qualcuno di quelli più furbi riuscì a portar via non uno ma anche due o tre trofei. I più rimasero delusi, offesi ed umiliati. Padri di famiglia si lamentavano sottovoce "non dico per me ma per i miei figli..."

E se pensavo, dall'alto della mia analisi marxista materialista, che i meno pagati sarebbero stati i più combattivi sbagliavo di grosso. Anche funzionari di livello spingevano e sgomitavano per raggiungere la mèta ambita con la stessa furia con cui i naufraghi sul Titanic si affrettavano sulle scialuppe di salvataggio, questione di vita o di morte

In tre minuti era tutto finito. I vincitori si affrettarono a nascondere le prede catturate in oscure borse di cuoio o in cassetti custoditi da affidabili lucchetti. Gli sconfitti si ravviarono i capelli (chi ancora ce li aveva) meditando, in cuor loro, vendette a buon mercato.

Lo scatolone giaceva lì come una carcassa spolpata nel deserto.

Decisamente, avevo ancora molto da imparare.

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