2006/07/19

La moglie del sindacalista…

…ha due caratteristiche: una rara bruttezza e un’altrettanto rara stupidità. Quindi incontrarla al bar, mentre me ne sto tranquillo meditando sul destino dell’umanità non mi risulta un buon auspicio della giornata (torrida) che mi attende.

“Beato te, che tra un po’ te ne vai in vacanza” attacca lei. Mi guardo intorno sperando che stia rivolgendo le sue attenzioni a qualche altro. Invece no, il locale è deserto (a parte me e il barista, affaccendato a lustrare la “San Marco” fumante di vapori e di aromi).

In effetti tra qualche giorno inizia la chiusura aziendale e –volenti o nolenti- andremo tutti in ferie.

“Già” aggiungo io sperando che sia una chiusa.

“Sai che mi tocca farmi la chiusura. Tutti gli anni la stessa storia…” dice lei, passandosi la mano tra capelli stile fattucchiera e dall’igiene sospetta “…del resto non mi è rimasto un giorno di ferie. Niente.”

La questione della chiusura obbligatoria è stata fonte inesauribile di polemiche. Il sindacalista –marito ce l’ha venduta quasi come una conquista, una vittoria “per permettere a tutti, anche ai colleghi più impegnati, di godersi due settimane di meritato riposo senza dover sottostare ai ricatti dei vari capi che vedono le ferie dei propri collaboratori con lo stesso entusiasmo del trapano del dentista”.

Però qualcuno ha fatto notare che obbligare tutti ad andare in ferie esattamente nel periodo più caro dell’anno non è che sia proprio questa gran conquista.

“Niente, finito tutto” prosegue la cantilena mentre si inzuppa un cornetto con Nutella in un bicchiere di latte fumante.

“Però anche quest’anno li ho fregati…” aggiunge con espressione astuta… “Mi sono presa tutto settembre, a ottobre mi rivedono, a ottobre!”.

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