2006/03/27

Paradossi di campagna (elettorale)


Un manifesto risultò affisso, eravamo in clima di campagna elettorale, rappresentante il volto molliccio e l’occhio lacrimoso di un potenziale senatore della Repubblica.
Ma il sindaco della città in cui accadeva il fatto, militando per altra fazione rispetto al nostro speranzoso candidato, osservò che l’affissione insisteva su parete in mattoncini non adibita a spazio elettorale e diede dunque disposizione ai suoi collaboratori affinchè ponessero, su questo e su analoghi manifesti, un vivace bando rosso diagonale su cui spiccava la scritta “affissione abusiva”.
Accadde però che un avveduto avvocato, amico fraterno nonchè consigliere politico del nostro candidato, tirò fuori dal cilindro una circolare comunale vecchia di svariati lustri da cui si evinceva, dopo ragionamenti arzigogolati ed coraggiose inferenze, che gli spazi dedicati alle affissioni elettorali dovevano essere sì marcati con apposita targhetta in metallo, con lo stemmino del comune inciso e l’articolo del regolamento citato in bel carattere italico, ma nulla si diceva di spazi che in passato avevano goduto, per così dire, di tale privilegio e che ora avevano solo subìto la sventura di una caduta accidentale della targhetta.
“Chi garantiva che la parete incriminata non rientrasse nella suddetta categoria?” osservò. “Il diritto politico di un candidato senatore poteva dunque essere leso da un mero, banale accidente?” concluse.
In ogni caso essendo finiti i soldi per la stampa di nuovi manifesti l’avvocato-amico (ammesso che questa parola non rappresenti una contraddizione in termini) suggerì di affiggere un soprabando che dicesse “il sottostante bando di affissione abusiva risulta abusivo”.
Nella fretta delle ultime ore il candidato non valutò l’impatto che tale soprabando avrebbe creato sui suoi potenziali elettori.
Sta di fatto che non risultò eletto, nè in quello nè in altri collegi, non sappiamo per quali motivi, e portò per sempre contro il sindaco un rancore che, giurerei, tuttora perdura.
Forse che la doppia negazione del bando, abusivo di abusivo, finisse per creare, nei potenziali elettori, un senso di ansietà che li sospinse, inevitabilmente, verso il candidato della parte opposta?
Scherzi del destino, si disse. O forse l’amico- avvocato aveva stretto, proprio in dirittura finale, uno scellerato patto politico con l’opposizione?

tratto da “Sir, yes, sir" di M.L. Faustini

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