2019/07/05

Antropologia del ripetitore seriale




Vi capisco, in fondo, voi umani… così bipedi, così implumi (*), così bombardati di informazioni.

Ricordate il gioco del passaparola? Il primo della fila sussurrava al vicino “Venezia” oppure “bambola” e quello, a sua volta, la ripeteva sottovoce al successivo e così “Venezia” finiva per diventare, all'altro estremo, “palestra” oppure “Zia Nella”.

Era una cosa perfino divertente, nell'innocenza di quei tempi.

Ma... oggi? Misteri della comunicazione umana. Ora che le moderne tecnologie ci connettono a prezzi irrisori e con poca o nessuna fatica ai quattro angoli del pianeta ci ritroviamo ad essere più ignoranti di un tempo delle cose del mondo. Ricordate che diceva l'amico William:  "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia" (**).

Dato che leggere è attività faticosa (e scrivere lo è ancora di più) ci limitiamo ormai a una rapida occhiata ai titoli (titoloni, per meglio dire).

Crisi economiche, catastrofi umanitarie e terremoti si accompagnano a braccetto alle foto osé dell’ultima fiamma del noto calciatore, allo spread, al burkini.

Confortati da queste pillole di verità ce ne andiamo in giro tronfi come pavoni, convinti di aver scalato tutti i gradini del “gradus ad Parnassum” (***) e così passiamo con disinvoltura a ripetere giudizi altrui, a rilanciare termini spesso sconosciuti spennellati ad arte per ottenere quella doratura esterofila che fa tanto fine.

Ma i più graziosi sono quelli che godono di una solida preparazione ideologica. In questa babele di voci, in questa cacofonia assordante di muezzin muniti di megafono ripetiamo dai nostri minareti virtuali, h24, le verità del momento finendo per contraddire inconsapevolmente noi stessi (o quel poco che resta di noi dopo questa overdose di alienazione).

Allora abbiamo i marxisti leninisti che declamano con entusiasmo motti del più spregiudicato capitalismo, pacifisti che si ritrovano a ripetere, come teneri pappagallini, frasi rubate a von Clausewitz (****), esponenti della destra, quella solida, conservatrice, rassicurante, che si rilanciano, a forza di copia e incolla, tesi del tutto contrapposte alla propria impostazione ideologica (San Francesco ? Papa Francesco ? Guccini Francesco?)...

L’assoluta mancanza di dubbi, della ben che minima esitazione, ci rende personaggi senza memoria, incollati a questi frammenti di verità propinatici dai nostri guru da telefonino.

Le proprietà dell’avocado, il cancro curato con un po’ di limone, la crisi energetica risolta con macchine tenute nascoste dalla solita congiura pluto-giudaico-massonica che, come i jeans, non passa mai di moda...

L’idea di mettersi a studiare, con un po’ di umiltà, non ci sfiora neppure e magari di provare ad approfondire qualche tema prima di diventare gli strilloni, gli uomini e le donne sandwich (ma quelli, almeno, erano pagati per farlo e non è affatto detto che condividessero quanto esposto dai loro cartelloni).

Siamo finiti per diventare corrieri di verità altrui. Siamo finiti per ragionare come tutti. Siamo finiti per essere, alla fine della fiera, nessuno (*****).

Marco Lorenzo Faustini, 2019


(*) Platone (?), Aforisma (???)
(**) William Shakespeare, direi senz'altro da "Amleto"
(***) Muzio Clementi, Gradus ad Parnassum (raccolta di 100 esercizi pianistici di livello avanzato)

(****) Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz (1780 – 1831) generale prussiano autore del citatissimo  "Vom Kriege"... ma chi l'avrà mai letto?
(*****) concetto preso a liberamente in prestito da "L'Immortale" di J.L. Borges

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