2019/01/17

2019 01 Taciti accordi



Nel caso in cui non vi sia ancora chiaro sappiate che il mondo (die Welt), inteso come società umana, si è sempre retto su taciti accordi. Qualche esempio (e se riuscite a concentrarvi per qualche minuto vedrete che finirete per darmi ragione).

I soldati andavano alla guerra al soldo di qualcuno (l’etimologia non mente, mai!), ma col tacito accordo che in caso di vittoria un po’ del bottino andava a loro (con annesse, in offerta speciale, le torture da infliggere agli sconfitti e lo stupro di tutte le sventurate donne e fanciulli che capitavano a tiro).

I servi della gleba accettavano una vita di umiliazioni e di servitù (appunto) giacché i feudatari offrivano loro la possibilità di rifugio nei loro castelli quando calavano le orde di invasori.

I preti invitavano la folla di volenterosi flagellanti ad una vita di castità e di sacrifici col tacito accordo che il Padre Eterno avrebbe aperto, dopo la morte, i cancelli del Paradiso e donato loro l’immortalità.

Sono tutti esempi, per quanto approssimativi, di come la società tenda a dare molte cose per scontate. 
Il non detto, l’implicitamente sottinteso, vale più del contratto con tutti i suoi articoli e cavilli.

Tutto ciò fin quando l’equilibrio, per definizione precario, si rompe. Ecco che allora abbiamo Spartaco che si ribella allo strapotere patrizio e mette sotto scacco il più organizzato esercito del tempo, la plebaglia francese che, senza pane né croissant, dà l’assalto alla Bastiglia, oppure un tizio sbucato da un vagone piombato che riesce ad abbattere il regime degli Zar.

E in questi casi (decidete voi se malaugurati no) c’è sempre chi manovra (o per lo meno ci prova) e tenta di cavalcare l’onda favorevole, di salire sul carro del vincitore ogni qualvolta esso viene ribaltato.

Gli esiti di tali rivolgimenti possono essere disastrosi o, in qualche caso, perfino decenti: dalla Rivoluzione Francese è arrivato qualcosa di buono (un’idea di libertà, di eguaglianza, di fraternità, anche se poi il motto finiva, minacciosamente con “… o morte”, ma questo lo sanno in pochi).

Napoleone, piccolo uomo, rappresentò la fine di molti di quegli ideali (si dice che Beethoven abbia cancellato dall’Eroica la dedica a Bonaparte quando questi si auto proclamò Imperatore).

E che dire di Stalin? Dietro quell’eterno sorriso e il baffo ben pettinato si nascondeva un feroce dittatore che fece piazza pulita di tutti quelli che provarono ad opporsi al suo strapotere (riuscì perfino ad accoppare Trotsky inseguendolo fino in Messico).

Anche al giorno d’oggi viviamo di taciti accordi. Ad esempio le multinazionali del mondo ricco fanno soldi a palate sulla pelle degli africani. Perché ci indigniamo tanto se questi tentano di sfuggire al loro destino, magari su un barcone o nascosti dentro un container?

Se paghiamo una camicia dieci euro e quello che l’ha confezionata ne prende a malapena mezzo non ci facciamo mica tanti problemi. Come pure: tanto baccano per il terrorista acciuffato dopo lunga latitanza. Quanta gente ha colpito? E quanti morti hanno provocato i Blair, Bush junior e, nel suo piccolo, il signorotto di Arcore, andando ad esportare la democrazia a suon di bombe, alla ricerca delle famose “armi di sterminio di massa”. 

Le avete trovate, poi, queste famigerate armi? Non mi risulta , ma va bene così.

Di nuovo: taciti sottintesi. Che questa è democrazia, che siamo in una Repubblica fondata sul lavoro, che vince il migliore (leggi: la squadra che ha più soldi, che può permettersi i migliori giocatori e anche di fare qualche favore all’arbitro, no?).

Dico spesso che la miglior sorte che può capitarci è quella di riuscire a credere alle nostre stesse menzogne. Messa così sembra una provocazione. Io direi che è in fondo è una sorta di protocollo terapeutico.

Saluti a tutti.

Marco Lorenzo Faustini, 2019

1 commento:

Gius C ha detto...

Marco, hai ragione, il discrimine sta nell' autoinganno. Ciascuno
sceglie se stare da una parte o dall'altra.