2016/09/20

Nico Morelli, Un[folk]ettable two (Cristal Records, 2016)





Contaminazione: di per sé è un termine dalla connotazione negativa che evoca, a secondo dei casi, il propagarsi di una malattia o l'avvelenarsi di un cibo. Poco da stare allegri, no? Per trovare un'accezione positiva del termine occorre scavare un po' più a fondo e allora si parla di "fusione di elementi di diversa provenienza" (Treccani).

Il lavoro di Nico Morelli (Taranto, 1965) è un luminoso esempio di una contaminazione riuscita. Il suo Un[folk]ettable two (che segue di 10 anni un analogo esperimento) è un CD dove si innestano diversi linguaggi, a testimonianza di un vasto bagaglio di esperienze, di studi e di ricerca.

Il contemporary jazz incontra dunque melodie e temi della tradizione meridionale, i tamburelli fanno l'occhiolino ai tom, il fraseggio boppistico si intercala a nenie popolari.

I brani sono molto belli, ciascuno di essi rivelandosi un prezioso microcosmo con una propria specifica individualità. Il pianismo di Morelli è infatti ricco di evocazioni classiche ma non per questo disdegna, a tratti, un approccio più ritmico e cadenzato. E la band? Essa sembra fatta apposta per rilanciare gli stimoli, gli spunti, le provocazioni sonore del leader. Di nuovo: la voce umana si alterna al sax, le scale blues a ninna nanne piene di intimità e di dolcezza.

Difficile scegliere il brano preferito: dalla malinconia musorgskijana di Danza nella Nebbia alla trascinante allegria di Pizzica Fattincasa. Di una cosa sono certo: un CD del genere può piacere a un pubblico che apprezza le cose belle, anche al di fuori del genere "jazz e dintorni" di questa rubrica.

Fatemi sapere e, nel frattempo, buon ascolto a tutti e mille complimenti a Nico!

Marco Lorenzo Faustini, 2016




Nessun commento: