2016/07/20

Un discorso un po' confuso




Sì, lo so, il mio sarà un discorso un po' confuso e per questo chiedo umilmente venia. E' che nell'epoca in cui tutti parlano di tutti e su tutto è divenuto difficile tracciare un semplice ragionamento senza rischiare d'offendere qualcuno o esser presi a male parole.

Ipotizziamo che ci siano delle elezioni comunali e siano rimasti, dopo una dura selezione, due soli candidati: Blu e Rosso (non ci interessano né il sesso né il colore politico né l'età o altre specifiche caratteristiche dato che il nostro è un discorso astratto).

Ora è facile che i giornali, le TV, le radio, i social network si intasino di considerazioni sulla bontà dell'uno e sui difetti dell'altro: tutto ciò non è che la materializzazione di concetti quali la libertà di opinione, di pensiero ma anche di informazione e così via.

Ora fin quando l'ennesimo giornalista snocciola il panegirico sul candidato Blu a tutto sfavore del Rosso non succede nulla di strano. Al più sul medesimo giornale o su altra testata un altro giornalista (o esperto in "Rossi" e "Blu") dirà che no, che tutto al contrario, che quello buono è il Rosso mentre il Blu non vale una cicca e motiverà questo giudizio citando il curriculum vitae dell'uno, tanto ricco di successi, in confronto a quello dell'altro che è tutto una fila di fallimenti ecc. ecc., insomma al panegirico sull'uno segue l'agiografia dell'altro.

Sono le solite polemiche fra addetti ai lavori e nihil sub sole novi, come affermava San Girolamo traducendo l'Eclesiaste. Ma quando il dibattito si sposta sui social network le cose si fanno più complesse. Lì anche il più innocente dei temi, fosse anche il confronto tra due violinisti classici o due pittori del XIV secolo, rischia di finire in baruffa. Se poi parliamo di temi più caldi (la politica, l'economia, il CALCIO) la rissa verbale è assicurata.

C'è chi si diverte a lanciare innocenti provocazioni, magari con ironia, con garbo. Nei secoli scorsi sarebbe stato un tipo da pamphlet, da libello satirico. Al giorno d'oggi questi può dilettarsi a realizzare autentici fake (scusate l'ossimoro) magari con l'aiuto di software fotografici, ma ciò non allo scopo di ingannare qualcuno bensì con l'intento di ridere di chi si è distinto per clamorose sparate. Ma alla provocazione più o meno innocente, più o meno garbata, possono seguire (e spesso seguono) risposte che creano un' escalation di rissosità, di volgarità, perfino di insulti personali.

Dunque quello che un tempo era il confronto tra "grandi firme dei giornali" sui vizi e virtù del candidato Rosso vs. Blu diviene, al giorno d'oggi, un campo di battaglia, un'arena coperta di insulti e di bestemmie. Si sono già verificati casi di denunce. Diffamare un soggetto su una pubblica piazza, anche se virtuale, è pur sempre un reato e la responsabilità penale, mi permetto di ricordare, è sempre personale!

Ma tutto questo crea un danno all'idea di piazza, di assemblea, di incontro giacché se ogni volta che si parlerà di Blu o di Rosso, di Clinton o di Trump, di monetaristi o di keynesiani, di Inter o Milan si finirà agli insulti, alle bestemmie o alle minacce si giungerà a rendere impraticabili questi spazi pubblici, che, pur con tutti i limiti del caso, sono pur sempre un grande occasione di confronto e di scambio di idee (anche se intasati di troppi selfie o delle immancabili foto di long drink o di spring roll).

I giornali tradizionali stanno morendo (leggete le statistiche e sappiatemi dire), quelli on-line faticano non poco a sopravvivere ma se anche questi pubblici spazi finiscono per trasformare ogni riflessione, compreso la più innocente, in una rissa tra lavandaie, c'è poco da star allegri giacché ci si auto- preclude una spazio di libertà.

Il discorso un po' confuso termina qui.

Un saluto a tutti voi,

Marco Lorenzo Faustini, 2016

1 commento:

Anonimo ha detto...

Marco, la tua mi sembra una sana riflessione. Vivevamo in un mondo strutturato con regole a volte forse troppo rigide. La deregulation ha - forse giustamente - distrutto tutto qual mondo. Noi vecchi forse avevamo estratto da quelle regole - cmq superandole - un nostro senso, un nostro orientamento nella vita. I nuovi media hanno amplificato in modo - oggi incontrollabile - ogni platea, ogni risonanza, ogni singola voce.Una volta per essere ascoltati bisognava fae o essere qualcosa.Oggi chiunque ha accesso a tutti i livelli di comunicazione, senza nessuna preparazione. Qualche tempo fa c' era la netiquette, oggi neanche quella. Tutti contro tutti; homo homini lupus diceva Hobbes (per chi ancora sa chi sia); tutti i ilvelli sono annullati e mescolati. Non credo sia un male, tutto si rimescola. Chi sopravviverà detterà nuove regole? Quanto rigide? Internet è una innovazione per l' umanità (come il lineare B). Quanto ci si metterà ad assorbirne e valorizzarne al completo le potenzialità? Per il momento assistiamo un po' attoniti agli effetti della liberalizzazione di mezzi, energie e comunicazione (e quelli che tu denunci non sono i peggiori...... ) Gius C