2016/05/24

2016 05 22: Alberto La Neve & Massimo Garritano @ Gialloimmaginavo, via Alessandro Cialdi, Roma







Il locale è accogliente, piccolo, un po’ retrò, una voluta accozzaglia di oggetti decontestualizzati, poltrone comode e rassicuranti, un kitch simpatico ed il mood che ne vien fuori è quello da studio di notaio con tendenze hippy.

Di Alberto La Neve avevo appena ascoltato Nemesi (vedi altro post) e, come molto di sovente mi accade analizzando le tracce di un CD, mi ponevo la seguente domanda: una musica del genere, eseguita dal vivo, può funzionare? E questa sera, comodamente adagiato su un divanetto di pelle, ho avuto la possibilità di assistere all’esperimento.

Assieme ad Alberto (sax tenore, sax soprano ed elettronica) troviamo anche il suo amico Massimo Garritano (chitarra, bouzouki ed elettronica). Abbiamo dunque la possibilità di avvicinarci a due diversi e distinti percorsi sonori che però in passato si sono incrociati e mutuamente stimolati (vedi il loro CD Doppio Sogno, 2014).

Tutto quel che ascoltiamo ha un’impronta di autenticità, di vissuto, di onesto. Ci lasciamo fluttuare tra questi layer di scale frigie e doriche, tra le rotte filanti di strumenti tanto melodici quanto, a tratti, percussivi.

Ogni pezzo ha la sua unica, distinta personalità, un piccolo mondo, una sequenza di stanze e di paesaggi. Tutto ciò, non fosse governato dalla maestria dei due artisti, rischierebbe di confluire in un collettore di indifferenziate energie, di incontrollate pulsioni ed invece l’equilibrio ogni volta si raggiunge ed il caos volge ad un’ordinata e fruibile armonia.

Da Terra Mia a Doppio Sogno, suonati in duo, a Dancing Mary e Nick Drake (Present, 2014), a Baba Yaga e Orpheus (Nemesi, 2016) ci godiamo una bella sequenza di pezzi, di personali riflessioni. Pur inserito in un contesto decisamente sperimentale il tutto risulta fruibile, accattivante e, a testimonianza di ciò, il pubblico risulta particolarmente attento, in attesa della prossima nota, della seguente invenzione.

Non posso che fare i miei migliori auguri a questi amici che ci hanno portato, dalla bella terra di Calabria, echi di un epos antico e, pur tuttavia, vivido e presente.

Complimenti di cuore ad entrambi.

Marco Lorenzo Faustini, 2016



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