2015/12/23

2015 12 21 Israel Varela Trio alla Casa del Jazz, Roma




Eccoci dunque a passeggiare nel personale labirinto che Israel Varela (Tijuana, Messico 1979) ha realizzato per noi spettatori, questa sera, alla Casa del Jazz.

E’ un dedalo colorato, il suo, caldo, complesso, poliedrico, ricco di mille riflessi e sfaccettature ed egli ci conduce, con spontaneità e naturalezza, nell’arcano dei suoi ritmi dispari, a lui tanto cari.

Tecnica, controllo delle dinamiche, gusto, eleganza, ricerca di soluzioni al di fuori della banalità: gli ingredienti ci sono tutti, ma soprattutto c’è un cuore grande e generoso, una profonda spiritualità, una ricerca, un cammino.

La radice profonda della sua musica va individuata in una tradizione lontana, nel tempo e nello spazio, dalla contemporaneità occidentale. Le creazioni di questo compositore, batterista, percussionista e cantante sono, infatti, molte cose assieme: Jazz, Flamenco, Sud America, Oriente e chissà quanto altro.

Insieme ai suoi ottimi compagni di viaggio (Luca Bulgarelli al contrabbasso ed Angelo Trabucco al piano) ci trasporta in un universo sognante e delicato, costruito su sottili equilibri in cui le intrecciate strutture ritmiche si incastrano, con gusto, su melodie fluide e, a tratti, struggenti ed evocative.

Anche la voce di Israel è calda, intensa e profonda. Assieme alla gradita special guest Rita Marcotulli ci offrono, sul finale di un concerto scivolato via troppo in fretta, due bellissimi brani per piano e voce/batteria: “Everything is not” della Marcotulli ed una personale versione, in spagnolo, di “Quando” di Pino Daniele che si trasforma in un lungo brivido che attraversa la sala.

Più intime e raccolte, rispetto al suo “Zandar” presentato alla Casa del Jazz nel 2013 (vedi http://lobetablog.blogspot.it/2013/01/israel-varela-trio-zamar.html) le composizioni di questo suo “Invocations” (AlfaMusic,2015) proseguono idealmente il cammino di un artista che fa del proprio personale sguardo sul mondo la fonte ispiratrice di un messaggio che è di energia e speranza al medesimo tempo.

Bello, senz’altro bello. E non aggiungo altro.

Marco Lorenzo Faustini, 2015 (testo & foto)




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