2015/03/17

2015 03 17 Dear Massimo Gramellini



Caro Massimo Gramellini.
ti leggo e ti ascolto sempre con piacere. Hai un modo garbato di porgere i fatti, eviti la volgarità (tanto di moda, ahimè, tra queste lande desolate), rifuggi l'urlo, trattieni l'imprecazione. E fin qui tutto bene. 

Poi leggo quanto scrivi oggi nel tuo "Buongiorno". Ti cito fedelmente: 

"Noi non conosciamo i tecnocrati di Stato, questa casta segreta di dirigenti pubblici che le statistiche internazionali considerano la meno efficiente e la più pagata del mondo. Non li conosciamo perché si rifiutano scaltramente di andare in televisione: l’assenza di volto è per loro garanzia di impunità e di durata.  Chi di voi, fino a ieri, sapeva dell’esistenza di Ercole Incalza, da trent’anni burattinaio delle grandi opere, colui che decide cosa si fa e soprattutto chi lo fa? [...]"

Ebbene caro Massimo, consentimi questa osservazione: quando dici "noi" ti riferisci ai cittadini comuni oppure ai giornalisti? Perché, vedi, come cittadino che lavora, che cerca di mantenere con un po' di decoro la propria famiglia, come uomo della strada che paga una montagna di tasse, accise, imposte, contributi e via dicendo io non sono affatto tenuto a conoscere il signor Ercole Incalza. Diciamo che al più ho il dovere di informarmi. 

Ma il dovere di conoscere e far conoscere i vari Incalza e compagnia lo avete voi, che dell'informazione siete professionisti. Voi che andate da Fazio, presso la TV di Stato, e immagino non lo facciate a titolo gratuito. Voi che lavorate alla Stampa, al Corriere, a La 7 o al TG 3.

Siete voi che dovete darvi da fare per scovare questi personaggi, per denunciare certe anomalie, asimmetrie, distorsioni. Siete voi che dovreste indagare. E se aspettate che l'Incalza di turno vada in televisione beh, amico Massimo, temo che l'attesa sarà lunga. Se io fossi un corruttore, se fossi un uomo che lavora nel torbido, in uno stagno di malaffare, eviterei come la peste la luce dei riflettori. Si dice, e non è un gioco semantico, muoversi sottotraccia, operare nell'ombra.

Mica vengo a chiederti, garbato Massimo, di venire a lavorare al posto mio. Ma tu, e tutto la compagnia danzante, datevi un po' da fare. Se no tocca dare ragione ancora una volta a Beppe Grillo che ci racconta fino alla nausea a che punto della classifica sulla libertà di informazione siamo scivolati.

E, già che ci sei, ricorda al tuo pubblico che il Movimento5 Stelle conosceva bene il Sig. Incalza. Vedi gli interventi di Di Battista e Dell'Orco del luglio 2014. Ma si sa, quelli sono dei dilettanti. I professionisti sono altri, nevvero?

Ma già la stampa, sempre compiacente colo potente di turno e dunque ora tutta attorno al compagno rivoluzionario Renzi si dà da fare per sopire le polemiche. In fondo, si dice, è solo il primo scandalo per il Governo del fare del golden boy di Firenze. Hanno già dimenticato il babbo della dolce Maria Elena, e l'affare della Banca d'Etruria.

Sveglia, Massimo, al lavoro. Che sei ben pagato per darti da fare e, mi permetterei di dire, anche con soldini pubblici. Con i soldi miei, capisci?

Cordialità,

Marco Lorenzo Faustini 

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