2012/06/19

2012 06 Romans do it better... (?)


In tutto il mondo (perlomeno quella parte di mondo che ho avuto modo di conoscere) se vedi arrivare un autobus leggi la scritta sul tabellone e capisci di che linea si tratta e in quale direzione sta viaggiando.

Ad esempio se sei a Madrid e vedi scritto "77 Fuencarral" hai una probabilità tendente ad uno che quella sia la linea 77 che viaggia in direzione di Fuencarral.

Che c'è di strano si chiederanno i miei amati lettori?

Beh, vi dirò, a Roma le cose non vanno proprio così.

Qualche giorno fa ero un po' perso dalle parti di Prati (il nome del quartiere evoca le distese verdi  che un tempo abbondavano nella zona, ora trasformata in una selva di mattoni, strade e cemento). Dato che mi muovo ormai da tempo solo con i mezzi pubblici allo scorgere una fermata d'autobus mi avvio in quella direzione in cerca di lumi.

Nel viale, stranamente deserto per l'ora, mi sorpassa un grosso bus arancione. Non riesco a leggere il tabellone anteriore ma mi aspetto di capire di che linea si tratta guardando la scritta sul retro.

Frattanto comincio, prudenzialmente, a correre. Il bus mi ha ormai sorpassato ma la scritta sul retro è del tutto nera. Di che linea si tratta? Con un ulteriore sforzo arrivo DAVANTI al mezzo dove leggo "23 Clodia".

Però un sospetto mi assale.

"Mi scusi" dico rivolgendomi all'autista che è impegnato in una fitta discussione al telefonino (però, ad onor del vero, con auricolare).

"Dica" replica l'autista.

"Ma questa è la linea 23?" chiedo.

"E che, non la legge la scritta?" replica il tizio.

"Bene, ma in direzione Pincherle oppure Clodia?" replico.

"Pincherle" risponde con una punta di noia.

"Non vorrei contraddirLa amico, ma qui c'è scritto Clodia. E inoltre dietro non c'è scritto niente".

Allora l'autista tira il freno a mano e scende dal mezzo. Si mette a guardare perplesso il tabellone con una posa a metà tra Eros Ramazzotti e Benito Mussolini.

"Vabbè, ar deposito se vede che se sò sbajati. Del resto è risaputo che questo è il 23 direzione Pincherle".

"Ma certo, pensi che lo insegnano pure nelle scuole" rispondo, fissandolo negli occhi con un'espressione che avrebbe fatto invidia a Clint Eastwood.

L'autista mi guarda con aria di sfida mentre risale sul mezzo. Poi si mette ad armeggiare per cambiare la scritta sul display.

Mi verrebbe da dire: "Non si disturbi, lo sanno tutti, pure questi turisti coreani, via Pincherle, perbacco...".

Ma poi cerco un posto, metto su le cuffiette e mi lascio naufragare nel vortice di Mozart.

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