2011/12/28

Considerazioni sulla "Cleopatra" di Michelangelo




Come sono belli i tuoi piedi nei tuoi calzari, o figlia di principe! I contorni delle tue anche sono come monili, opera di mano d'artefice. Il tuo seno è una tazza rotonda, dove non manca mai vino profumato. Il tuo corpo è un mucchio di grano, circondato di gigli. Le tue mammelle sembrano due gemelli di gazzella. Il tuo collo è come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come le piscine di Chesbon presso la porta di Bat-Rabbim. Il tuo naso è come la torre del Libano, che guarda verso Damasco. Il tuo capo si eleva come il Carmelo, e la chioma del tuo capo sembra di porpora; un re è incatenato dalle tue trecce! Quanto sei bella, quanto sei piacevole, amore mio, in mezzo alle delizie! La tua statura è simile alla palma, le tue mammelle a grappoli d'uva...

Pensava al "Cantico", Michelangelo, disegnando Cleopatra? Anche nel gesto estremo della morte è un ultimo gioco che viene compiuto, quello della seduzione, con le spire dell'aspide che si fondono, quasi, nella lunga treccia di capelli sulle nude spalle.

Disegna, Michelangelo, quel corpo che ha sedotto i Cesari (il cesare che genererà i kaiser e gli czar), che ha ammaliato Antonio, ma che ora è giunto alla fine della vita.

Ed anche Cesare e Antonio, un tempo potenti tra i potenti, hanno attraversato l'Acheronte e sono ormai solo ombre.

Si avvia, dunque, Cleopatra ad affrontare un'altra Imperatrice, quella che non teme esercito alcuno, che non si fa sedurre da nessun metallo lucente nè, tantomeno, da promesse o da moine.

La torsione languida del collo, che rimette in discussione quello che sarebbe stato un ritratto di profilo, rende la scena dinamica. Come si sente il calore dell'ermellino sul seno di Cecilia Gallerani qui si ascolta, trattenendo il respiro, lo strisciare del serpente, la sua presenza fredda sul seno della donna.


E gli occhi di Cleopatra, in un gesto tra l'altero ed il rassegnato, guardano un punto che va oltre la tavola, verso qualcosa, o qualcuno, che non ci è dato di conoscere.

Si, pensava al Cantico, Michelangelo, facendo dono di questo capolavoro al giovane e, a quanto sappiamo, bellissimo Tommaso Cavalieri.

Oltre l'allusione all'eros e alla morte non ci spingiamo. Neppure ci interessa, in fondo.

La vera bellezza questo ha: che si apprezza meglio in silenzio.


Marco Lorenzo Faustini

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