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2011/11/28
2011 11 27, Tigran Hamaysan
Auditorium Parco della Musica
Sala Studio
Tigran Hamaysan, pianoforte
Sam Minaie, basso
Nate Wade, batteria
Avevo ascoltato questo pianista suonare nel quartetto di Dhafer Youssef (Abu Nawas Rhapsody): tra melodie sognanti e scale armoniche ci eravamo fatti un bel giro sul tappeto volante, cullati tra le braccia carnose e sensuali di Scheherazade.
Questa sera, invece, il pianista armeno, classe 1987, ci conduce in una sorta di non prevista seduta di psicolanalisi. Il pianoforte a coda, come il pendolo del terapeuta, viene utilizzato per indurci in uno stato di ipnosi.
Dimentichiamo allora, poco a poco, la prodigiosa tecnica, gli equilibrismi ritmici, gli incastri, le dinamiche e le atmosfere, a tratti alla Derek Sherinian (il "Caligola delle tastiere", anche lui di origini greco-armene, ma sarà solo un caso).
Sottoposti a questo inconsapevole test delle macchie di Rorschach cominciamo a dare sfogo a libere associazioni, e non sempre il paesaggio dell'anima che ci autotracciamo ci conduce alla serena e spensierata valle alpina di Heidi.
Al contrario emerge un'atmosfera di inquietudini e di nebbie, dove il piccolo, minuto pianista -che ricorda nella figura il giovane Charlie Chaplin, compreso il dettaglio della camicia bianca a maniche abbondanti e gli straccali neri- si trasforma in un Caronte che ci traghetta, in gita turistica, oltre lo Stige (o era l'Acheronte?).
Cosa volete che vi dica? Ci troviamo di fronte ad un Artista che non segue di certo nè le autostrade nè i sentieri impervi. Se ne va, il temerario, scortato dai suoi due compari, nella più desolata no man's land, ed anche i brevi scorci di locus amoenus da lui descritti volgono spesso in locus horridus che non può non incantarci ed intimidirci.
Altro che Someday My Prince Will Come. Il bel tema in 3/4 cantato da Biancaneve si trasforma in una cadenza punk/rock con ben altre evocazioni. Hai voglia a cercare tracce di musica armena, non mi sembra il caso di utilizzare il folk come chiave (o chiavistello) di lettura, niente di così rassicurante. Piuttosto è un titolo come Mother, Where Are You? a spiegarci molto...
Ma lo vedrei bene, questo genietto dall'immenso potenziale, a scrivere la colonna sonora di Dexter, specie nei monologhi su Passeggero Oscuro.
Nel prezzo del biglietto, comunque e ad ogni buon conto, era compreso anche il ritorno. Ci guardiamo un po' intorno, affascinati e un po' turbati. Oppure turbati ed un po' affascinati, scegliete voi.
Forte, comunque!
Marco Lorenzo Faustini
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