Di solito non chiedi all'oste se il vino è buono. Però l'oste in questione mi ha raccomandato questo CD e non posso che dargli ragione. Il vibrafonista lussemburghese riesce a realizzare, brano dopo brano, una raccolta di emozioni ed evocazioni che, tanto diverse l'una dall'altra, proiettano un'immagine a tuttto tondo, quasi un emblema delle nuove frontiere del jazz inteso come arte e piacere dell'improvvisazione.
Questo CD ci traghetta dalle emozioni quasi classiche di "Seven Fountains", con un formalismo che non può non ricordare il Modern Jazz Quartet (e per questo parallelo spero che Pascal mi offra almeno una cena), all'atmosfera più spumeggiante e torrenziale di "Elmarno", all'esotismo sensuale di "Metamorphosis" che sfocia in una soluzione ritmica molto intrigante.
Non può che fare piacere osservare come il notevole bagaglio di studi classici di Pascal non abbia affatto inibito la sua voglia di sperimentare, di cimentarsi su terreni nuovi sempre curando, però, una complessiva pulizia del suono e sempre mantenendo una particolare attenzione alle dinamiche.
Altra cosa notevole: la voglia di suonare anche brani molto rarefatti come in "A Fischerman's Tale". Il pescatore del racconto è paziente, sa attendere il momento giusto, senza strafare. Ed forse è una lezione che il giovane artista sa darci lasciandoci tutti un po' più ricchi e, perchè no, più sereni.
Pascal Schumacher
"Bang My Can"
Enja Records, 2011
Pascal Schumacher, vibrafono
Franz von Chossy, pianoforte
Christophe Devisscher, contrabbasso
Jens Düppe, batteria
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