Joe Lovano, sax tenore, sax soprano, clarinetto,
James Weidman, pianoforte
Petar Slavov, contrabbasso
Otis Brown III & Francisco Mela, batteria
Non va sul facile Joe Lovano (Cleveland, Ohio) sassofonista, clarinettista, flautista e batterista jazz. Il suo quintetto ci ha offerto un jazz complesso, articolato, con diversi livelli interpretativi. Doverose le citazioni e le dediche alla musica di Charlie Parker, di John Coltrane, di Thelonius Monk.
Una formazione anomala con due batterie a formare una robusta trama ritmica. Molti cambi di tempo, molte variazioni di dinamica e di intenzione: dal forsennato al lirico, dal cerebrale all'orecchiabile, dal progressive jazz al latino.
Con una formazione così solida Lovano si può concedere davvero tutti i lussi. Gli assolo sono lunghi, le idee si dispiegano lasciando intravvedere l'ampio bagaglio tecnico di uno dei più famosi sassofonisti viventi che ha attraversato molte fasi e molte correnti del jazz ed ha avuto la capacità di rimettersi sempre in discussione.
L'irruzione estemporanea di Adam Nussbaum contribuisce a movimentare una serata portando addirittura a tre il numero di batteristi in campo.
Molto bravo Weidman, in assoluta sincronia con il band leader, un pianoforte che si sposta con fluidità dal difficile al facile, dal romantico al percussivo.
L'interplay tra di due (e poi tre) batteristi è estremamente ricco di spunti; forse è il contrabbasso di Slavov a restare un po' indietro, anche se in un paio di soli riesce ad esprimere un suono molto caldo ed intenso.
In conclusione una serata ghiotta in un festival estivo che riporta la Casa del Jazz ai suoi più alti livelli.
Un'ultima nota: molto bello il suono complessivo dell'impianto, indubbio merito dell'ottimo e sempre concentratissimo Ascanio Cusella.
Ascanio Cusella
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