Nel luglio del 1977, quando successe, io avevo sedici anni (quasi diciassette) e me lo ricordo bene. Mi riferisco a quella notte tra il 13 ed il 14 in cui a New York si verificò quello che -allora imparai- fu definito il "blackout".
Non è che ne sapessi molto, allora, della crisi finanziaria, della Borsa che sale (toro) o che scende (orso), del dollaro, dei cambi, dei comuni in dissesto, della congiuntura.
Per me, allora, allora New York era New York: un posto mitico e remoto, dove tutti portavano magliette con su scritto "I love NY" (love era sostituito da un cuore), tutti suonavano rock e jazz, tutti facevano all'amore senza problemi. Che forza!
E non fu tanto il crash tecnologico che mi colpì (molti fecero dell'ironia sul fatto che la 'capitale del mondo' venisse messa in ginocchio da una serie di fulmini ben indirizzati da Zeus in persona sulle stazioni (o sottostazioni?) di Buchanan South prima e di Indian Point dopo.
Quello che mi colpì veramente furono le scene di saccheggio, gli atti di vandalismo, i roghi che la televisione ci mostrò e che incrinarono di molto l'immagine dorata di quella città e di quel Paese.
E ancora: avrei capito se il vandalismo avesse coinvolto solo le comunità afroamericane (allora si diceva: "i neri") o i portoricani. Voglio dire: se approfittando del buio e dell'assenza della polizia i più sfigati avessero assaltato, che so, supermercati o macellerie, beh l'avrei anche capito.
Sarebbe rientrato nella mia visione del mondo, dove rubare per fame, per necessità, non è affatto un reato ma un diritto, avrei detto quasi un dovere.
Ma quello che mi lasciò di stucco fu vedere come anche impiegati della media borghesia (allora la parola "borghesia" era gettonatissima, perfino più di "classe") si organizzassero rapidamente a rubare Pontiacs oppure a portar via apparecchi "hi-fi" (l'hi-fi era un'altra parola mitica del tempo, se avevi l'impianto o meno era quasi allo stesso livello se ti eri trovato la morosa o meno).
Ecco: gli impiegati in camicia a maniche corte e cravatta, sudaticci e trafelati che si portano via, a spalla, amplificatori e casse acustiche, sintonizzatori e mixer, apparecchiature da DJ (cavolo anche "DJ" era una parola chiave)...
Che un sofisticato sistema possa andare in crisi non mi ha mai sconvolto più di tanto (anche oggi, nel 2009, ci dicono che a volte un aereo precipita perchè i computer di bordo si convincono di volare a 5000 metri mentre invece si trovano a 50).
Ma che la società vada così in crisi, anche quella che non ha troppi motivi di recriminazione, anche quella appagata e serena, coi i suoi giardinetti ben tagliati, la grossa auto comprata a rate, le vacanze in Florida con tappa obbligata da Disneyland, beh quello francamente mi sorprende...
Ma allora, mi chiedevo, innocente, non è tutto oro quello che luccica.
Ed in fondo non ho mai smesso di chiedermelo.
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