2008/08/08

il mago che è in me (terza parte)


C'è stato un tempo della mia vita mortale in cui l'alta percentuale di testosterone guidava molte delle mie scelte. Ragion per cui ogni piacevole e fresca creatura femminile mi spingeva ad acrobazie tra le più estreme nell'illusione di una conquista.


Roma, 1980


Iscritto ad una modesta scuola di musica mi ero fatto una discreta reputazione, come pianista, e frequentavo, con assidua regolarità, i vari seminari che colà si tenevano.

Nel corso di uno di questi incontri scorgo una deliziosa flautista della quale mi innamoro fulmineamente dato che, oltre alla piacevolezza del fisico, la tipa univa anche una buona predisposizione per la musica (e che volete di più dalla vita?).


Il problema è che, come sul sottoscritto, la tipa emanava un certo fascino anche su tutto il nutrito drappello di musicisti maschi. La concorrenza era spietata. E la guerra è guerra.


Dopo una serie di notevoli assoli sul mio strumento dai tasti neri e bianchi vedo che la musicista mi guarda con interesse. E da qui l'attacco.


Con scioltezza mi avvicino alla segreteria, sfoglio rapidamente la rubrica, trovo il telefono della tipa e lo appunto sul mio block-notes. Meglio di 007.


Poi la sera dopo telefono. "Salve, sono Marco e cercavo M.". Con un grugnito il padre di lei la chiama all'apparecchio. Mi presento e la 'sento' simpatica. "Ti andrebbe di prenderci qualcosa, magari ti passo a prendere verso le nove (di sera, ndr) ?".


Lei fa, al solito, un po' la timidona ma poi molla via e numero civico.


OK, prendo in prestito la A112 di mia madre e mi avventuro alla ricerca dell'indirizzo (e della ragazza). Trattasi di quartiere nuovo. Nessun cartello. Nessuna cabina telefonica. Vago della fredda ed umida notte autunnale della Roma di periferia.


Finalmente due vecchi ed un cane. "Sapreste indicarmi la via... numero ...?" (mi rivolgo ai due umani dato che il cane tace e scodinzola).


"Me scusi dotto', ma 'stindirizzo chi gliel'ha dato? Che non lo sa che tutta 'sta strada cià il medesimo nummero civico? E guardi che parliamo de trenta palazzi? "


La logica del vecchietto è implacabile. Un aristotelico, senz'altro.


"Ma non ci sarebbe mica un posto da dove telefonare?"


"Dotto', qua è un cimitero. Nun ce sta ancora gnente, manco un bare, gnente..."


Sconsolato mi perdo nella nebbia. Scopro che la strada compie un cerchio perfetto. Trenta palazzi uguali. Tre scale ciascuno (immagino), sedici appartamenti per scala (immagino). E l'unica cosa che so è il nome e cognome della ragazza.


Ma ho dimenticato il mago che è in me. Faccio un giro, poi un altro. Mi fermo. Mi concedo un tentativo. Uno solo. Una probabilità di infilare la scala giusta su 480.


E colgo nel segno!


La ragazza si fa aspettare. "Come hai fatto a trovarmi? Mi ero dimenticata di dirti la scala".


Non rispondo e mi accendo una sigaretta, mentre ringrazio mentalmente Humphrey Bogart che, dall'alto dei cielo, mi incoraggia nella notte nebbiosa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma da quando fumi????